LE COMPETENZE
Tutti parlano di competenze, ma pochi sanno come promuoverle. Innanzitutto per realizzare tale obiettivo è necessario “insegnare ad imparare” avendo come punto di partenza il “saper essere”. Infatti non può esistere “sapere” né “saper fare” se prima non viene esplicitata l’origine della consapevolezza dell' “esserci” che M. Heiddeger chiamava “Dasein”. L’uomo quindi non si conosce e non può comprendersi se non riconoscendosi in quanto “Essere nel mondo”. In altre parole apprendere significa gestire in modo efficace le immagini mentali visive e/o uditive della percezione compiendo delle “traduzioni evocative” (dall’osservato al commentato per l’auditivo, dall’ascoltato al rivisto per il visivo) modulate con le operazioni mentali che devono diventare oggetto esplicito d’insegnamento. Il “saper essere” quindi deve rappresentare il punto di partenza dell’educazione affinché il “sapere” e il “saper fare” possano essere conseguiti dagli alunni. Non riconoscere questa ovvietà pedagogica significa alimentare e perpetrare il fallimento scolastico perché nega il soggetto come “progetto gettato” per dirla con l' espressione cara a M. Heiddeger. Le competenze infatti non esistono scisse da un soggetto incarnato nello spazio-tempo poiché non sussistono separate dalla persona che le esprime. La discussione su cosa esse siano è pertanto teoretica, mentre sarebbe più importante indagare su “come” esse possono essere sviluppate attraverso l'applicazione della pedagogia fenomenologica che esamina il rapporto tra la dimensione ontologica e quella ontica.